top of page
Depressione

Dipendenza affettiva: la "madre" di tutte le dipendenze

​

Le dipendenze senza sostanze

​

Viviamo in una società consumistica che ci illude di poter “comprare” la felicità e di poter risolvere i nostri vuoti interiori, riempiendoci di oggetti o di stimoli che vengono offerti in continuazione.

Il contesto sociale nel quale siamo immersi non agevola lo sviluppo di abilità fondamentali quali l’ascolto delle proprie emozioni, la capacità riflessiva, la comprensione dei bisogni profondi, la scoperta delle risorse interiori ma, al contrario, ci invita a fuggire dalle sensazioni spiacevoli distraendoci con facili soluzioni poste al di fuori di noi stessi.

Questo meccanismo ci indebolisce e favorisce lo sviluppo di un vuoto emotivo che ci rende più inclini a diventare dipendenti da ciò che ci circonda.

In questo clima si stanno infatti sempre più diffondendo nuovi tipi di dipendenze chiamate dipendenze senza sostanze, termine che viene utilizzato quando un individuo trasforma un’ attività “normale” (l’uso di internet e dei social, lo shopping, il lavoro, la sessualità, il gioco e l’amore, lo sport) in una attività “centrale” della propria esistenza senza la quale sente di non poter più fare a meno proprio se fosse una droga. L’uso di questo oggetto o attività finisce per generare malessere ed impoverire la vita di quell’individuo anziché migliorarla o arricchirla.

Una delle dipendenze senza sostanza più diffuse nella nostra epoca è la dipendenza affettiva che potremmo considerare come la “madre” di tutte le dipendenze, poiché alla radice di ogni dipendenza c’è sempre un profondo vuoto affettivo da colmare.

Le persone che soffrono di Love Addiction cercano di riempire le mancanze affettive aggrappandosi all’altro nella speranza che la relazione amorosa possa mettere a tacere la loro disperata fame d’amore.

​

Come nasce la fame d'amore

​

Qualsiasi individuo nasce con il bisogno di ricevere due tipi di nutrimento.

Un nutrimento fatto del cibo che gli consentirà di svilupparsi fisicamente e un nutrimento affettivo che gli consentirà di crescere emotivamente.

Il nutrimento emotivo è fatto di tutti i cibi preziosi che società e genitori dovrebbero dispensare ai bambini per agevolare la crescita affettiva.

Tra le sostanze emotivamente più nutrienti che un genitore possa fornire al proprio figlio ci sono le attenzioni, l’ascolto, l’osservazione attenta, la protezione, l’accettazione, il porre dei limiti che faccia sentire contenuti, la capacità di offrire un

orientamento, agevolare l’espressione delle emozioni, stimolare la spontaneità e valorizzare l’unicità di ogni bambino.

Questi cibi preziosi consentono al piccolo di crescere e diventare un adulto sazio ed emotivamente appagato e capace a sua volta di donare la preziosa “ricetta” dell’amore trasmessa dai propri genitori.

Può capitare tuttavia che alcuni genitori non conoscano gli ingredienti di questa ricetta e fatichino a placare la fame d’amore del proprio bambino che crescerà insoddisfatto e con una strana sensazione di mancanza nel cuore che chiameremo “vuoto”.

 

La “malnutrizione emotiva” è la condizione di partenza che spesso si riscontra nelle persone che in seguito svilupperanno sintomi di dipendenza affettiva. I Love Addicted sono individui che, per svariate motivazioni, non sono state adeguatamente nutriti a livello affettivo nella propria infanzia e che hanno imparato a guadagnarsi il “pane dell’amore”, metafora che utilizzo nel mio libro (La principessa che aveva fame d’amore, Sperling & Kupfer, 2017), facendo i “bravi” bambini, ovvero bambini che non “disturbano” con le proprie necessità emotive, assicurandosi il legame con l’altro attraverso l’adesione alle sue aspettative.

​

Questi bambini interiorizzano una concezione inadeguata dell’amore, ovvero che l’amore “va conquistato” compiendo azioni che gratificano l’altro anziché concepirlo come qualcosa di incondizionato che ogni bambino ha diritto di ricevere senza dover fare nulla di particolare a parte esprimere sé stesso. Qualora nel corso dello sviluppo non si verifichi qualche esperienza “nutriente” e correttiva che aiuti tale individuo a trovare un modo più corretto di alimentarsi a livello emotivo, potrebbe generarsi un profondo vuoto d’amore, una fame vorace che mal lo guiderà nelle sue scelte affettive.

​

Il vuoto affettivo potrebbe condurlo a stringere legami nei quali delegherà al proprio partner la responsabilità di saziarlo emotivamente rendendosi dipendente da lui al punto da riprodurre un rapporto simile a quello che il bambino instaura nei primi mesi di vita con il proprio genitore. Una tale dinamica genera un legame fondato su premesse inadeguate, ovvero l’aspettativa che l’altro possa colmare atavici buchi emotivi affidandogli la responsabilità della propria felicità.

​

​

Senza di te non esisto

​

Le persone affamate emotivamente sono così a digiuno di affetto, di ascolto e di riconoscimento che a volte basta ricevere qualche briciola di attenzione per aggrapparsi all’altro ed affidarsi completamente a lui/lei senza nemmeno darsi il tempo di conoscere meglio l’individuo dinanzi a sé.

In pochi istanti il partner diventa centrale nella vita della persona e si è disposti a tutto pur di non perdere quel legame.

La paura di perdere l’altro, considerato indispensabile per riempire il proprio vuoto d’amore, comincerà a prendere il sopravvento nel rapporto e spingeranno il dipendente affettivo ad impiegare tutte le proprie energie per soddisfare le aspettative e i bisogni dell’altro.

Così facendo spera di allontanare la possibilità di essere abbandonato e restare nuovamente solo con il proprio vuoto.

Lo sguardo e i pensieri dei love addicted sono costantemente rivolti al/alla partner al punto da trasformarsi in una vera e propria ossessione che acceca il dipendente facendogli perdere la visione della sua esistenza e del valore della propria vita.

L’unica cosa che conta è mantenere vicino a sé la persona che “crede” di amare, certo di non poter più sopravvivere senza la sua presenza.

​

L’altro si trasforma in una "droga"

​

Controllo, ansia, paura di perdere l’altro, annullamento dei propri interessi e delle proprie passioni al di fuori della coppia, sono gli “ingredienti” che caratterizzano i rapporti di dipendenza affettiva.

L’altro si trasforma in una sorta di “droga” e la dinamica affettiva che si instaura ricalca le caratteristiche di una dipendenza da sostanza, ovvero la persistenza nel continuare ad alimentare un legame spesso insoddisfacente e disfunzionale nella convinzione di non poter più sopravvivere senza di esso.

Al pari di una dipendenza da sostanza, la persona colpita da questo disagio manifesta sintomi paragonabili all’astinenza, ovvero angosce abbandoniche intollerabili e malessere fisico, qualora non riceva una conferma dal partner o percepisca anche la minima distanza emotiva.

 “Se non mi arriva il suo messaggio resto tutto il giorno in attesa a pensare come mai non mi stia scrivendo e non riesco a concentrarmi su nulla fino a quando non sento il bip del telefono che mi rassicura che per lei esisto ancora”, dice un paziente che per sette anni resta aggrappato ad una relazione che lo alimenta con briciole affettive.

Il rapporto si tramuta in una schiavitù e la persona affetta da questo disagio sente di non riuscire a chiudere il legame poiché ormai troppo dipendente dall’altro e poiché appare preferibile restare all’interno di un legame sofferente piuttosto che tornare in contatto con il proprio vuoto.

​

Ritorno al vuoto per placare la fame

​

Una delle conseguenze più gravi della dipendenza affettiva, come in tutti i tipi di dipendenza, è l’impoverimento della vita della persona che la vive.

Completamente ossessionata dal mantenere l’altro accanto a sé a tutti i costi, la persona che ne soffre si allontana dall’unica soluzione possibile per placare la propria fame emotiva: concedersi di restare da sola per mettersi in ascolto del “temuto” vuoto.

La solitudine, considerata come una condizione “mortifera” per i Love addicted, è in realtà una tappa necessaria per ritornare in contatto con sé stessi e affrontare le paure e le mancanze dalle quali il dipendente scappa illudendosi di trovare una soluzione nel legame con l’altro.

Il partner può sicuramente aiutarci a sanare le ferite infantili ma non può sostituirsi a noi e alla responsabilità che ciascuno ha di saper saziare anche in autonomia i bisogni emotivi rimasti insoddisfatti.

​

Imparare a nutrirsi anche da soli

​

Una delle più importanti capacità che il dipendente affettivo deve imparare a sviluppare è quella di imparare ad alimentarsi emotivamente da solo.

Per farlo deve comprendere quali alimenti sono mancati nella sua infanzia e iniziare a procacciarli senza attendere che sia qualcun altro a sfamarlo.

“Il trucco” consiste nel cominciare ad offrire a sé stesso ciò che prima veniva dato all’altro: donarsi attenzioni, scoprire altri piaceri della vita che non siano legati alla relazione (coltivare una passione, mettersi alla scoperta del proprio talento, iscriversi ad un corso nuovo) e coltivare legami nuovi con persone capaci di valorizzare e rinforzare l’autostima.

Un'altra cosa molto importante è combattere la convinzione che per essere amato bisogna aderire alle aspettative dell’altro mettendosi a sua disposizione. Questa convinzione è fallimentare.

Un legame funziona se consente di esprimersi liberamente, di sentirsi accettato con i propri limiti e difetti, se l’altro collabora per far funzionare il rapporto e soprattutto se viene mantenuto uno spazio per coltivare momenti personali nei quali l’altro non c’è!

​

Il percorso terapeutico

​

Se riuscire a sfamarsi da soli può risultare troppo difficile e faticoso, esistono percorsi specifici, individuali e di gruppo con esperti in questo campo, competenti nell’agevolare lo sviluppo di tale abilità e nell’aiutare ad affrontare la paura della solitudine e del vuoto che spesso risultano ostacoli troppo difficili da affrontare senza un supporto.

​

PER APPROFONDIMENTI

​

www.centrodipendiamo.it

​

- La principessa che aveva fame d’amore. Come diventare regina del tuo cuore (Sperling & Kupfer, 2017) di Maria Chiara GRITTI

- La principessa che voleva amare narciso. Come uscire insieme dai labirinti del cuore (Sonzogno, 2021) di Maria Chiara GRITTI

- “Dipendiamo. Un trattamento sistemico di gruppo per la cura della dipendenza affettiva” Terapia Familare, 117- Luglio 2018 di Maria Chiara GRITTI

​

Articolo redatto da:

Maria Chiara Gritti, Psicologa, Psicoterapeuta, Ph.D in Scienze Umane, Scrittice e Ideatrice del metodo Dipendiamo© un percorso di cura innovativo sulla dipendenza amorosa pubblicato nel 2017 sulla rivista di terapia familiare (Franco Angeli).

logo perdutamente test 27.12.2021_bianco.png

Promosso da

  • Bianco Instagram Icona
  • Bianco Facebook Icon
MAIN_LOGO_suduerighe_1000x1000_Int. Klein Blue su bianco.jpg
logo.png

Copyright @perdutamente 2022

logo-emdr-claim220.png
logo tiglio.png
logo_cascina.png
bottom of page